Another Brick In The Wall (Hey Ayatollah, Leave Those Kids Alone!)

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Lost Alice
view post Posted on 16/8/2010, 12:19






«Tutto ciò che abbiamo fatto, in buona sostanza, è chiedere». Chiedere a Roger Waters, fondatore e “mente” dei Pink Floyd, di poter arrangiare “Another Brick in the Wall”, uno dei più grandi successi della band inglese, contenuto nell’album “The Wall”, per farne un inno contro il regime al potere in Iran. Così “Hey, Ayatollah, Leave those Kids Alone!”, firmato dai Blurred Vision, è diventato un video scaricatissimo su YouTube, visto da duecentomila persone.

Blurred Vision è un duo formato da due fratelli iraniani, Sohl, 35 anni, e Sepp, 28, emigrati con la loro famiglia in Canada nel 1988, che hanno cambiato i propri nomi di battesimo e tengono nascosto il cognome per scongiurare il pericolo di ritorsioni contro i congiunti rimasti in Iran.

Il loro remake del brano-guida di “The Wall” è accompagnato da un video, girato dal regista iraniano Babak Payani, a sua volta esule in Austria, e finanziato da Terry Brown, uno dei più noti produttori musicali canadesi, che si è aggiudicato il primo premio al recente festival di cortometraggi di Soho, in cui gareggiava assieme a quelli di Gorillaz e Faithless. Roger Waters, che ha avuto occasione di esprimersi a sua volta contro il regime iraniano, ha dato subito l’assenso alla richiesta dei fratelli iraniani.

Nel video, il brano riarrangiato dei Pink Floyd fa da colonna sonora alle immagini che contengono anche frammenti di violenze di strada da parte della polizia nei confronti dei manifestanti che protestavano per l’esito delle contestate elezioni dello scorso anno. Il video si apre con una giovane terrorizzata che cerca scampo dalle cariche, entra in un luogo buio, tira fuori il telefonino e tenta disperatamente di chiedere aiuto, ma non c’è segnale. Contro di lei inveisce, dall’alto, un uomo con il copricapo tradizionale e la barba, che assomiglia molto al leader supremo, l’Ayatollah Ali Khamenei.






Metà dei proventi del brano, acquistabile su iTunes, andrà a Amnesty International, l’organizzazione che si batte per il rispetto dei diritti umani.

“The Wall”, il concept-album dei Pink Floyd, uscì nel ’79, lo stesso anno della rivoluzione iraniana che portò l’Ayatollah Khomeini al potere. Con “Another Brick in the Wall”, la band inglese intendeva mettere sotto accusa l’oppressivo sistema educativo britannico. «Ma la canzone ha un messaggio universale contro ogni forma di comportamento autoritario - dice Sepp - e speriamo che la nostra versione aggiornata per il XXI secolo possa aiutare la gente ad aprire gli occhi su quanto sta accadendo in Iran».

Durante i giorni delle proteste represse, i Blurred Vision avevano aperto un portale sul proprio sito web nel quale i giovani iraniani potevano caricare immagini per aggirare l’ostacolo del blocco dei social network e dei siti occidentali. Oggi è estremamente difficile riuscire a vedere il video “Hey, Ayatollah” in Iran, dicono i due fratelli, e ancora di recente l’Ayatollah Khamenei ha lanciato una fatwa contro l’insegnamento e l’ascolto della musica, «che non è compatibile con i valori più alti del regime della Repubblica islamica».

Secondo i Blurred Vision, “Another Brick” non è altro che la celebrazione in chiave rock della libertà di espressione: «Storicamente l’Iran è stato un incredibile centro di cultura e arte, ma l’attuale regime ha fatto qualunque cosa per distruggere ogni esperienza artistica nel paese. Speriamo che la nostra musica possa far aumentare la consapevolezza delle orribili cose che accadono in Iran oggi».

Nonostante, le difficoltà, le risposte da quella terra riescono a raggiungere i due fratelli in Canada. «Ce n’è arrivato uno da un fan - racconta Sepp - e quando Sohl lo ha tradotto, gli sono venute le lacrime agli occhi. Diceva: “Mantenete viva la nostra voce. Se non lo fate, nessuno ci ascolterà”». Inizialmente i due fratelli avevano timore anche per le reazioni che i fan dei Pink Floyd avrebbero potuto avere ascoltando la loro versione di “Another Brick”, «ma quelle parole calzavano perfettamente, così abbiamo deciso di andare avanti». Oggi la protesta sembra spenta, ma i due fratelli sono fiduciosi: «Le manifestazioni di un anno fa hanno aperto una porta verso l’inevitabile».
 
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